11 Mar Ricerca del Censis: quote rosa nella categoria forense
E’ stata presentata nei giorni scorsi un’indagine svolta dal Censis, che fotografa l’attuale inserimento delle donne nella professione forense. Un’ indagine che è il punto di partenza per portare pari dignità professionale anche alle donne in una professione che sembra fondarsi su regole e strutture tipicamente maschili.
L’indagine è stata condotta dal Censis in collaborazione con l’Aiga e con la Commissione Pari Opportunità del CNF, e si è basata sulla raccolta di circa 400 questionari da varie parti d’Italia.
Il maggior numero di donne avvocato intervistate (78,6%) non ha più di 44 anni. Si tratta per la maggior parte di donne spostate o conviventi (67,3%) seguono poi le nubili (27,7%) e una parte minore di donne divorziate o separate.
La scelta della maternità si concentra fra i 30 e i 34 anni (54%), ed è un dato rilevante in quanto indica che la scelta di un figlio non è legata alla carriera ed al successo della professione, ed è presa malgrado le difficoltà di gestione che l’arrivo di un figlio comporta rispetto alla complessa organizzazione del lavoro e della famiglia.
L’indagine ha previsto anche una serie di “focus group” che hanno evidenziato come le donne avvocato vengono considerate essere maggiormente idonee a gestire contenziosi fra persone che non affari, ovvero di occuparsi di questioni familiari, contrattuali, infortunistica, proprietà e locazioni. Le donne avvocato sono ricercate per risolvere problemi sulla famiglia e minori (68,5%), sulle proprietà (55,2%), o sulle esecuzioni (46,5%), contratti (52,1%). Esiste poi un numero esiguo di donne avvocato che si occupano di reati societari (2,6%) e le società in generale (12%).
Le intervistate hanno avuto modo di esprimersi anche in merito alla difficoltà della professione di avvocato individuando nel crescente numero di colleghi la causa primaria di criticità della professione forense, cosi il 56,7% delle intervistate, mentre per il 32,7% la mancanza di risorse o la difficoltà di reperimento delle stesse è la seconda causa di difficoltà per lo sviluppo della professione.
Quello che in definitiva l’indagine mette in risalto è che contemporaneamente ad una riforma forense, se non prima, sarebbe necessaria una revisione delle struttura e dell’organizzazione professionale per garantire pari opportunità all’intera categoria forense.