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Cassazione civile Sez. II sentenza n. 6231 del 15 maggio 2000

Cassazione civile Sez. II sentenza n. 6231 del 15 maggio 2000

Testo massima n. 1

L’atto d’appello introduce un procedimento d’impugnazione, nel quale i poteri cognitori del giudice, all’infuori delle questioni rilevabili d’ufficio, sono circoscritti dall’iniziativa della parte istante, spettando ad essa di attivarsi per la riforma delle decisioni sfavorevoli contenute nella sentenza di primo grado. Pertanto, l’onere della specificazione dei motivi d’appello esige che la manifestazione volitiva dell’appellante, indirizzata a ottenere la suddetta riforma, trovi un supporto argomentativo idoneo a contrastare la motivazione in proposito della sentenza impugnata, con la conseguenza che i motivi stessi devono essere più o meno articolati a seconda della maggiore o minore specificità, nel caso concreto, di quella motivazione.

Testo massima n. 2

La titolarità del diritto di abitazione riconosciuto dall’art. 540 comma secondo c.c. al coniuge superstite sulla casa adibita a residenza familiare – che, costituendo ex lege oggetto di un legato, viene acquisito immediatamente da detto coniuge, secondo la regola dei legati di specie, al momento dell’apertura della successione – ha esclusivo riferimento al diritto dominicale spettante sull’abitazione del de cuius, con la conseguenza che, nel caso di residenza familiare ubicata in un immobile in proprietà esclusiva di quest’ultimo, il diritto del coniuge superstite non incontra, simmetricamente, alcun limite, anche se, di fatto, parte dell’immobile sia temporaneamente occupato da terzi.

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