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Cassazione civile Sez. III sentenza n. 13252 del 6 giugno 2006

Cassazione civile Sez. III sentenza n. 13252 del 6 giugno 2006

Testo massima n. 1

Allorquando venga proposta l’opposizione a decreto ingiuntivo intempestivamente e sia seguita da costituzione tempestiva oppure venga proposta tempestivamente, ma sia seguita da una costituzione tardiva dell’opponente, non sussiste la possibilità della formulazione da parte del creditore della richiesta ai sensi dell’art. 647 c.p.c., che si deve intendere limitata o alla mancanza di opposizione o alla mancanza di costituzione dopo l’opposizione. Nelle suddette ipotesi, l’efficacia del decreto è la stessa dei casi di mancanza dell’opposizione o di mancata costituzione, ma, essendosi comunque incardinato il processo in contraddittorio, la definizione del giudizio deve avvenire con la sentenza [ ferma la possibilità della concessione della provvisoria esecutività al decreto ai sensi dell’art. 648 c.p.c. ], in quanto l’opposizione dev’essere dichiarata rispettivamente inammissibile o improcedibile d’ufficio nel presupposto che sul decreto ingiuntivo si è formato un giudicato interno, configurandosi il giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo come ulteriore sviluppo della fase monitoria.

Testo massima n. 2

L’ordinanza ingiunzione emessa, ai sensi dell’art. 186 ter c.p.c., nei confronti della parte contumace e regolarmente ad essa notificata, ove il contumace non si costituisca nel termine di venti giorni dalla notifica, diventa inoppugnabile e, quindi, la decisione sulla domanda ovvero sul capo di domanda che ne era oggetto si intende passata in cosa giudicata, senza che all’uopo sia necessaria l’istanza del creditore di attribuzione all’ordinanza della esecutività ai sensi dell’art. 647 c.p.c. In presenza dell’istanza del creditore il processo, ove l’ordinanza abbia deciso sull’intera domanda che ne costituisce l’oggetto, dev’essere definito con un’ordinanza che dichiari l’esecutività dell’ordinanza ingiuntiva ai sensi dell’art. 647 e l’idoneità alla definizione del processo, mentre, se l’ordinanza ingiuntiva abbia deciso solo su una delle domande oggetto del giudizio ovvero su un capo o su parte dell’unica domanda, l’ordinanza deve provvedere in tal senso riguardo a detta domanda, capo o parte, e disporre il prosieguo del giudizio per il residuo. Viceversa, in difetto dell’istanza del creditore, il processo dev’essere deciso necessariamente con sentenza, la quale deve dare atto della definizione dell’oggetto deciso dall’ordinanza perché quest’ultima è passata in cosa giudicata a seguito della mancata costituzione del contumace. Ciò, anche nell’ipotesi in cui, a seguito della rituale notificazione dell’ordinanza, il contumace si sia costituito tardivamente, poiché in questo caso valgono le ragioni che impediscono di applicare l’art. 647 all’ipotesi di opposizione a decreto ingiuntivo tempestiva, seguita da una costituzione tardiva dell’ingiunto ed a quella di opposizione tardiva seguita dalla costituzione, e che esigono la definizione dell’opposizione con la cognizione ordinaria, ferma restando, tuttavia, la cosa giudicata sul decreto, della quale la sentenza deve prendere atto, dichiarando rispettivamente improcedibile ed inammissibile l’opposizione. Nel caso dell’ordinanza ingiuntiva il processo dev’essere, pertanto, definito, in tutto od in parte, con sentenza che darà atto della definitività dell’ordinanza.

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