Art. 172 – Codice di procedura penale – Regole generali
1. I termini processuali sono stabiliti a ore, a giorni, a mesi o ad anni.
2. I termini si computano secondo il calendario comune.
3. Il termine stabilito a giorni, il quale scade in giorno festivo, è prorogato di diritto al giorno successivo non festivo.
4. Salvo che la legge disponga altrimenti [391 7], nel termine non si computa l'ora o il giorno in cui ne è iniziata la decorrenza; si computa l'ultima ora o l'ultimo giorno.
5. Quando è stabilito soltanto il momento finale, le unità di tempo stabilite per il termine si computano intere e libere.
6. Il termine per fare dichiarazioni, depositare documenti o compiere altri atti in un ufficio giudiziario si considera scaduto nel momento in cui, secondo i regolamenti, l'ufficio viene chiuso al pubblico.
6-bis. Il termine per fare dichiarazioni, depositare documenti o compiere altri atti in un ufficio giudiziario con modalità telematiche si considera rispettato se l'accettazione da parte del sistema informatico avviene entro le ore 24 dell'ultimo giorno utile.
6-ter. Salvo che non sia diversamente stabilito, i termini decorrenti dal deposito telematico, quando lo stesso è effettuato fuori dell'orario di ufficio stabilito dal regolamento, si computano dalla data della prima apertura immediatamente successiva dell'ufficio.
Le parole ricomprese fra parentesi quadre sono state abrogate.
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Massime correlate
Cass. civ. n. 33109/2024
Il termine di trenta giorni decorrente dall'intervenuta conoscenza della sentenza, fissato, a pena di inammissibilità, dall'art. 629-bis, comma 2, cod. proc. pen. per la presentazione della richiesta di rescissione del giudicato, è soggetto alla generale sospensione dei termini processuali nel periodo feriale a norma dell'art. 1 legge 7 ottobre 1969, n. 742, non rientrando in alcuna delle eccezioni specificamente previste dalla suddetta legge.
Cass. civ. n. 30656/2024
L'atto di impugnazione depositato l'ultimo giorno utile, oltre l'orario formale di chiusura della cancelleria è ammissibile, alla duplice condizione che il suo ricevimento non derivi da un'iniziativa unilaterale del funzionario, ma sia conseguenza di una consuetudine instauratasi nell'ufficio e che l'atto stesso sia presentato in tempo prossimo all'orario di chiusura dell'ufficio. (Fattispecie relativa a impugnazioni proposte oltre l'orario di chiusura della cancelleria dal pubblico ministero e dalla parte civile). (Conf.: n. 7627 del 1996,
Cass. civ. n. 29284/2024
L'interesse dell'imputato a impugnare la sentenza che ha riconosciuto la recidiva sussiste anche nel caso in cui non è conseguito alcun aumento di pena per effetto del giudizio di prevalenza delle circostanze attenuanti, posto che tale aggravante esplica comunque i suoi effetti sia con riguardo alla concessione dei benefici penitenziari, sia in relazione alle condizioni per la riabilitazione, sia rispetto all'estinzione della pena per effetto del decorso del tempo.
Cass. civ. n. 14653/2024
L'interesse dell'imputato a impugnare la sentenza che ha riconosciuto la recidiva sussiste anche nel caso in cui non è conseguito alcun aumento di pena per effetto del giudizio di prevalenza delle circostanze attenuanti, posto che tale aggravante esplica comunque i suoi effetti sia con riguardo alla concessione dei benefici penitenziari, sia in relazione alle condizioni per la riabilitazione, sia rispetto all'estinzione della pena per effetto del decorso del tempo.
Cass. civ. n. 10719/2024
In tema di revocatoria fallimentare, i pagamenti eseguiti tramite intermediari specializzati sono revocabili nei confronti del beneficiario finale della prestazione dovuta dal debitore, poi fallito, e non nei confronti dell'intermediario accipiens, solo ove quest'ultimo abbia utilizzato la provvista precostituita dall'ordinante in favore dell'effettivo destinatario e non quando, a fronte di preesistenti debiti del solvens nei confronti dell'accipiens, risulti che i versamenti abbiano avuto una funzione solutoria, poiché, in tal caso, la funzione di intermediazione nel pagamento è assorbita da una funzione creditizia.
Cass. civ. n. 9345/2024
La scadenza in giorno festivo del termine di dieci giorni previsto per la decisione del tribunale sulla richiesta di riesame delle misure cautelari ne comporta la proroga di diritto al giorno successivo non festivo.
Cass. civ. n. 3209/2024
In tema di servizio idrico integrato, qualora il servizio di fognatura e di depurazione di acque reflue non industriali sia erogato da un soggetto diverso dal gestore unico, quest'ultimo è tenuto a riscuotere dagli utenti il corrispettivo dovuto per l'intero servizio, comprensivo anche di quello di fognatura e di depurazione, e l'ente che eroga in via di fatto queste ultime prestazioni ha diritto al pagamento, da parte del gestore, del corrispettivo, da determinarsi, secondo la quota prevista in tariffa, sulla base dei metri cubi di acqua erogata agli utenti.
Cass. civ. n. 44004/2023
E' manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale dell'art. 172 cod. proc. pen. per contrasto con gli artt. 3, 24 e 111 Cost., nella parte in cui non prevede la proroga, al giorno successivo non festivo, del termine che scada il sabato, in quanto è rimessa alla discrezionalità del legislatore ogni valutazione in ordine alla differenziata disciplina processuale dei termini in presenza di interessi, quale quello della libertà individuale dell'imputato, rilevante nel processo penale, che rendono non irragionevole o arbitrario un diverso regime normativo rispetto a quello previsto per l'ordinamento processuale civile, per quello amministrativo e, in base all'art. 22 legge 11 marzo 1953, n. 87, per il giudizio costituzionale, nei quali è prorogato "ex lege" il termine che scade nel giorno di sabato.
Cass. civ. n. 40434/2023
In tema di responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, nel procedimento di riesame delle misure cautelari reali l'ente nel cui interesse è proposta impugnazione ha diritto alla notificazione dell'avviso d'udienza almeno tre giorni liberi e consecutivi prima della detta udienza ai sensi dell'art. 324, comma 6, cod. proc. pen., in forza del disposto di cui all'art. 53, comma 1, d.lgs. 8 giugno 2001, n. 231, richiamante l'art. 322 cod. proc. pen., sicché l'inosservanza del detto termine, attenendo all'intervento e alla difesa della parte, determina una nullità generale e a regime intermedio ai sensi degli artt. 178, lett. c), e 180 cod. proc. pen.
Cass. civ. n. 34625/2023
In caso di domanda di risarcimento del danno iure proprio proposta dai congiunti della vittima di un sinistro stradale mortale, l'idoneità della condotta colposa dell'ucciso a concausare il danno deve essere apprezzata verificando, sulla base delle allegazioni e delle prove assunte a presupposto del giudizio di fatto, l'effettiva incidenza sull'evento morte della trasgressione della regola cautelare - generica o specifica - allo stesso ascritta.
Cass. civ. n. 31230/2023
In tema di deposito telematico degli atti, nel vigore della disciplina transitoria di cui all'art. 87-bis d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 150, introdotto dall'art. 5-quinquies, comma 1, legge 30 dicembre 2022, n. 199, l'atto di impugnazione risulta tempestivo se l'accettazione da parte del sistema informatico dell'ufficio giudiziario avviene entro le ore 24 del giorno di scadenza per il deposito. (In applicazione del principio, la Corte ha annullato senza rinvio l'ordinanza del Tribunale che aveva dichiarato inammissibile, in quanto tardivo, l'appello cautelare ricevuto dalla cancelleria l'ultimo giorno utile per il deposito, seppur in orario di chiusura al pubblico).
Cass. civ. n. 24983/2023
È legittima (dal punto di vista civilistico) la previsione in sede di contratto preliminare di compravendita della possibile attuazione, a richiesta del promissario acquirente, della vendita in forma indiretta, attraverso la consegna del bene, il pagamento del prezzo e il rilascio di una procura irrevocabile a vendere, secondo un sistema diffuso nella pratica degli affari e diretto a soddisfare l'interesse dell'acquirente che abbia concluso il contratto preliminare per fini speculativi e miri a "rivendere" il bene evitando il doppio trasferimento e la connessa duplicazione degli oneri tributari. Nè il promittente venditore può legittimamente subordinare l'esecuzione di tale patto alla fissazione di un termine alla procura o alla indicazione nella stessa del prezzo del contratto da stipulare, poiché tali elementi sarebbero incompatibili con il carattere irrevocabile e la finalità pratica della procura, rilasciata nell'esclusivo interesse dell'acquirente - mandatario, limitando la libertà del medesimo di "rivendere" a terzi il bene al prezzo e nel tempo da lui ritenuto più conveniente.
Cass. civ. n. 23124/2023
In tema di brevetto per invenzione o modello di utilità, il richiedente ha la facoltà di correggere negli aspetti non sostanziali la domanda originariamente proposta prima della concessione del titolo richiesto, a condizione che gli elementi integrativi o modificativi delle rivendicazioni, della descrizione o dei disegni depositati siano già presenti nella domanda, anche se non descritti in modo sufficientemente chiaro ed esauriente o non specificamente rivendicati; la "ratio" di tale divieto - coerente con le disposizioni della Convenzione sul brevetto europeo - è rivolta ad evitare che i richiedenti possano migliorare la loro posizione giuridica mediante l'aggiunta di materia non indicata nella domanda inizialmente formulata, così da ottenere un indebito vantaggio e provocare la possibile lesione dell'affidamento dei terzi sul contenuto della domanda originaria.
Cass. civ. n. 17924/2023
Ai fini della decorrenza del termine della prescrizione estintiva ordinaria per i crediti vantati da un avvocato, il "dies a quo" per i crediti relativi agli affari non terminati va individuato, ai sensi dell'art. 2957, comma 2, c.c., al momento dell'ultima prestazione svolta dal professionista, anche qualora, dopo la sospensione per pregiudizialità, ai sensi dell'art 295 c.p.c., del giudizio in cui il difensore esercita il suo ministero, intervenga la morte del cliente.
Cass. civ. n. 15718/2023
In tema di termini processuali, ai fini del computo del termine di cinque giorni prima dell'udienza previsto ex art. 127, comma 2, cod. proc. pen. per la presentazione di memorie in cancelleria, devono essere esclusi sia il "dies a quo" che il "dies ad quem". (Fattispecie in cui la Corte ha annullato con rinvio l'ordinanza del tribunale del riesame, in quanto basata su memorie e relativi allegati presentati in cancelleria dal pubblico ministero quattro giorni prima dell'udienza fissata per la trattazione dell'appello cautelare).
Cass. civ. n. 15230/2023
In tema di concordato preventivo, le informazioni che devono corredare la domanda di ammissione, onde consentire ai creditori un consapevole esercizio del diritto di voto, riguardano necessariamente, non sono solo i fatti risultanti al momento del deposito della stessa, ma anche tutti gli accadimenti anteriori, che, causalmente e in relazione logico-temporale prossima alla rappresentazione della crisi offerta dal debitore, hanno determinato la consistenza patrimoniale della proposta concordataria. (Fattispecie nella quale, nel contesto di un'operazione di scissione societaria, i creditori non sono stati informati della cessione di una partecipazione societaria che ha consentito ad un bene immobile di ingente valore di uscire dal perimetro dell'attivo patrimoniale della società proponente un concordato con cessione dei beni).
Cass. civ. n. 2106/2023
Nel giudizio di appello a trattazione scritta, affinché il giudice di appello sia tenuto a pronunciarsi sulla applicabilità o meno delle nuove pene sostitutive di cui all'art. 20-bis cod. pen., in base alla disciplina transitoria contenuta nell'art. 95 del d.lgs. n. 150 del 2022, è necessaria una richiesta in tal senso dell'imputato, da formulare con l'atto di gravame o, al più tardi, entro il termine di cinque giorni prima dell'udienza, previsto per la presentazione delle conclusioni dall'art. 23-bis, comma 2, d.l. 28 ottobre 2020, n. 137, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 dicembre 2020, n. 176, da intendersi come perentorio.
Cass. civ. n. 1035/2023
In tema di reddito imponibile di società partecipanti ad una operazione di fusione, al fine della deducibilità delle perdite, ai sensi dell'art. 172, comma 7, TUIR, il cd. "patrimonio netto inferiore" va individuato tra quello dell'ultimo bilancio di esercizio e quello risultante dalla situazione patrimoniale aggiornata, previa rettifica in diminuzione dei conferimenti e versamenti eventualmente eseguiti nel biennio precedente alla data cui detto patrimonio si riferisce.
Cass. pen. n. 16356/2015
In materia di termini, la regola di cui all'art. 172, comma quinto, c.p.p. secondo la quale "quando è stabilito soltanto il momento finale, le unità di tempo stabilite per il termine si computano intere e libere", implica che vanno esclusi dal computo il "dies a quo" ed il "dies ad quem". (In applicazione del principio, la Corte ha ritenuto tardivo il deposito di motivi nuovi presentati in cancelleria in data 5 marzo con riferimento ad udienza fissata per il 20 marzo, avendo riguardo al termine stabilito dall'art. 585, comma quarto, c.p.p. di "fino a quindici giorni prima dell'udienza").
Cass. pen. n. 5624/2015
Ai fini del computo dei termini durante il periodo di sospensione feriale il 'dies a quò va fissato nel 15 settembre (e 'non computatur'), con la conseguenza che il successivo giorno 16 va utilmente calcolato.(Fattispecie di impugnazione tardiva).
Cass. pen. n. 155/2012
In tema di computo dei termini processuali, la regola posta dall'art. 172, comma terzo, c.p.p., secondo cui il termine stabilito a giorni, che cade in giorno festivo, è prorogato di diritto al giorno successivo non festivo, si applica anche agli atti e ai provvedimenti del giudice, e si riferisce, pertanto, anche al termine per la redazione della sentenza.
Nelle ipotesi in cui è previsto, come nell'art. 585, comma secondo, lett. c), c.p.p., che il termine assegnato per il compimento di un'attività processuale decorra dalla scadenza del termine assegnato per altra attività processuale, la proroga di diritto del giorno festivo - in cui il precedente termine venga a cadere - al primo giorno successivo non festivo, determina altresì lo spostamento della decorrenza del termine successivo con esso coincidente. Tale situazione, tuttavia, non si verifica ove ricorrano cause di sospensione quale quella prevista per il periodo feriale che, diversamente operando per i due termini, comportino una discontinuità in base al calendario comune tra il giorno in cui il primo termine scade e il giorno da cui deve invece calcolarsi l'inizio del secondo.
Cass. pen. n. 4903/2010
Il termine di dieci giorni per la decisione, a pena di inefficacia della misura coercitiva, sulla richiesta di riesame, decorre, nel caso in cui il "dies a quo" ricada in periodo di sospensione feriale, dal primo giorno utile successivo alla scadenza di tale periodo. (In motivazione la Corte ha precisato che la parte che intenda avvalersi della facoltà di rinunziarvi, deve dichiararlo espressamente).
Cass. pen. n. 133/2009
In materia di termini processuali stabiliti a giorni, la proroga prevista dall'art. 172, comma terzo, c.p.p. con riferimento ai giorni festivi riguarda esclusivamente la scadenza dei termini stessi, e non anche l'inizio della loro decorrenza, la quale dunque non è prorogata di diritto anche quando debba essere riferita, in concreto, ad un giorno festivo.
Cass. pen. n. 6849/2004
È intempestivo, e perciò inammissibile, il gravame presentato oltre l'orario di apertura al pubblico dell'ufficio giudiziario nel giorno di scadenza del termine per impugnare, a nulla rilevando la presenza, nell'ufficio medesimo, al momento della presentazione dell'atto, di personale in servizio. (Fattispecie relativa ad appello del P.M.).
Cass. pen. n. 38369/2003
La proroga di diritto del termine stabilito a giorni che scada in un giorno festivo, prevista al terzo comma dell'art. 172 c.p.p., non si applica ai termini dilatori. Di conseguenza, la prescrizione che nel procedimento di riesame gli avvisi siano comunicati e notificati almeno tre giorni prima della relativa udienza camerale (art. 309, ottavo comma, c.p.p.) può dirsi osservata anche quando sia festivo l'ultimo dei tre giorni liberi rimasti a disposizione delle parti.
Cass. pen. n. 42963/2001
È inammissibile per tardività l'atto di impugnazione la cui presentazione, dall'attestazione dell'ufficio di cancelleria, risulti effetuata nell'ultimo giorno utile in ora successiva, sia pure di poco (nella specie, venti minuti), all'orario di chiusura al pubblico del suddetto ufficio, non potendo in contrario rilevare la prospettazione di mere ipotesi o supposizioni circa la possibilità che il presentatore, dopo aver fatto ingresso nell'ufficio prima della scadenza dell'orario di apertura, abbia dovuto attendere che il pubblico ufficiale addetto provvedesse all'effettiva ricezione dell'atto in questione. (Fattispecie relativa ad impugnazione del pubblico ministero).
Cass. pen. n. 3966/2000
Poiché al giudice, in virtù del disposto del terzo comma dell'art. 544 c.p.p., è consentito indicare nel dispositivo un termine per il deposito della sentenza più lungo di quello ordinario, non eccedente il limite massimo ivi prescritto ma, all'interno di questo, discrezionalmente determinato, egli è libero anche di stabilirne le modalità di computo, fissando il momento finale ovvero indicandolo in giorni e stabilendone la decorrenza iniziale, sicché le regole generali dettate dall'art. 172 c.p.p. rimangono applicabili solo in assenza di una sua diversa volontà espressa. (In applicazione di tale principio la Corte ha annullato la sentenza d'appello che aveva ritenuto tempestivamente depositata — e, di conseguenza, legittimamente omessi i relativi avvisi — la sentenza di primo grado, non calcolando però nel termine di quarantacinque giorni, indicato nel dispositivo, il giorno della pronuncia, il quale, viceversa, si sarebbe dovuto includere nel computo avendo il giudice testualmente specificato che il deposito era riservato «nel termine di giorni 45 da oggi».
Cass. pen. n. 511/2000
Il termine di “almeno tre giorni prima” di cui all'art. 309, comma ottavo, c.p.p. — nel quale deve essere notificato all'imputato e al suo difensore l'avviso della data fissata per l'udienza del procedimento di riesame — si deve intendere di “tre giorni liberi e interi” e comprende anche il “dies ad quem”, trattandosi di un termine dilatorio che segue la regola generale dettata dal quinto comma dell'art. 172 c.p.p. Il mancato rispetto del termine così computato comporta la nullità dell'ordinanza impugnata, dalla quale, però, non discende la perdita di efficacia della misura cautelare.
Cass. pen. n. 158/1999
Il compimento dei 18 anni di età, ai fini del raggiungimento della piena imputabilità penale, va fissato secondo le regole stabilite dall'art. 14, comma secondo, c.p. e dall'art. 172, comma quarto, c.p.p. e, quindi, trattandosi di termine da computarsi ad anni, allo scadere delle ore 24 del giorno del diciottesimo compleanno del soggetto. (Nella specie, in applicazione di tale principio, è stato ritenuto che fosse da considerare ancora minorenne un soggetto che aveva commesso un reato intorno alle ore 23,40 del giorno del suo diciottesimo compleanno).
Cass. pen. n. 1712/1998
In tema di rispetto del termine per la presentazione della richiesta di convalida dell'arresto, poiché tale formalità non rientra in alcuno degli adempimenti previsti dall'art. 172, comma sesto, c.p.p., caratterizzati dal comune presupposto di una necessaria specifica contestuale attività positiva da parte del personale dell'ufficio ricevente, e tenuto conto della commisurazione in ore del termine per la presentazione della richiesta previsto dall'art. 390, comma primo, c.p.p., deve escludersi la tardività di una richiesta di convalida pervenuta oltre il termine di chiusura dell'ufficio ma entro il termine di legge di quarantotto ore dall'arresto.
Cass. pen. n. 7112/1998
Ai sensi dell'art. 172, comma sesto, c.p.p., deve distinguersi tra l'orario di servizio, che riguarda il personale degli uffici giudiziari, la cui durata è regolata contrattualmente e che non ha rilevanza esterna, dall'orario in cui l'ufficio è aperto al pubblico per «fare dichiarazioni, depositare documenti o compiere altri atti», che è stabilito dai relativi regolamenti e dalla cui inosservanza possono derivare effetti pregiudizievoli per gli interessati. Il termine «pubblico» sta ad indicare, nell'accezione di cui alla citata norma, tutte le persone estranee all'ufficio giudiziario nel quale l'atto deve essere compiuto, ed in particolare le parti che sono le dirette interessate al compimento delle attività suindicate; e non vi è dubbio che tra le parti debba essere annoverato anche il P.M.: il vigente codice di rito ha introdotto, infatti, una netta distinzione di ruoli tra giudice e pubblico ministero, equiparando quest'ultimo alle parti in genere, cosicché il detto organo deve considerarsi estraneo all'ufficio ai fini del compimento delle predette attività e, quindi, assoggettato ai limiti di accesso previsti dalla disposizione di legge sopra indicata. Ne consegue che, ove la dichiarazione di trasmissione degli atti al tribunale del riesame venga fatta dal P.M. dopo la chiusura al pubblico dell'ufficio di cancelleria, gli effetti di tale dichiarazione decorrono dal giorno successivo, a nulla rilevando la presenza del personale in ufficio al momento della dichiarazione stessa.
Cass. pen. n. 3712/1996
Posto che, secondo l'art. 27 c.p.p., la misura coercitiva disposta dal giudice dichiaratosi incompetente cessa di aver effetto se, «entro venti giorni dall'ordinanza di trasmissione degli atti», il giudice competente non provvede a riemettere la misura, ne consegue che la decorrenza del termine in questione non può che avere inizio dal momento in cui detta ordinanza ed i relativi atti pervengono alla cognizione del giudice competente ed egli è posto concretamente in grado di esercitare il suo compito. Una conferma di tale interpretazione si rinviene peraltro nella normativa in materia di risoluzione di conflitti di competenza (art. 32 c.p.p.), laddove viene disposto che il termine di venti giorni - di cui all'art. 27 c.p.p. - decorre dalla comunicazione dell'estratto della sentenza risolutiva del conflitto ai giudici interessati. Ed anche in linea generale deve affermarsi che, comunque, il computo di un termine perentorio - qual è quello ex art. 27 c.p.p. - non si sottrae alla disciplina dell'art. 172 c.p.p. ed al principio secondo il quale l'inizio della decorrenza coincide con la possibilità giuridica di esercitare concretamente il diritto.
Cass. pen. n. 3559/1996
In materia di termini, la regola di cui all'art. 172, comma 5, c.p.p., secondo la quale, «quando è stabilito soltanto il momento finale, le unità di tempo stabilite per il termine si computano intere e libere», implica soltanto che vanno esclusi dal computo il dies a quo e il dies ad quem, non operando, invece, detta esclusione, con riguardo agli eventuali giorni festivi intermedi, giacché l'esistenza di una festività rileva soltanto nella diversa ipotesi di cui al comma 3 del citato art. 172, in base al quale il termine che scade in giorno festivo è prorogato di diritto al giorno successivo non festivo.
Cass. pen. n. 30/1995
La disposizione di cui all'art. 172, comma 6, c.p.p., secondo cui il termine per il deposito di atti in un ufficio giudiziario «si considera scaduto nel momento in cui, secondo i regolamenti, l'ufficio viene chiuso al pubblico», non opera con riguardo al deposito dei provvedimenti del giudice. (Fattispecie relativa a deposito dell'ordinanza del tribunale del riesame effettuato nell'ultimo giorno utile, dopo la scadenza dell'orario di apertura al pubblico della cancelleria).
Cass. pen. n. 831/1995
La proroga di diritto del termine, stabilito a giorni, che scada in giorno festivo, prevista dall'art. 172, comma 3, c.p.p., non si applica ai termini dilatori computabili a giorni liberi come, quello di cui all'art. 309, comma 8, stesso codice stabilito per la notifica dell'avviso della data dell'udienza fissata per il riesame.
Cass. pen. n. 4591/1994
Il deposito della richiesta di proroga delle indagini da parte del P.M. nella cancelleria del Gip effettuato oltre l'orario di ufficio, ma comunque prima della scadenza del termine, non costituisce ragione di nullità, per il principio di tassatività di cui all'art. 177 c.p.p. ed attenendo il termine di cui all'art. 172, comma 6, c.p.p. esclusivamente all'istituto processuale della decadenza.
Cass. pen. n. 3523/1994
Il termine di venti giorni che l'art. 27 c.p.p. stabilisce con carattere di perentorietà a pena di inefficacia della misura coercitiva adottata da giudice dichiaratosi incompetente, non si sottrae, nonostante detto suo carattere, alla regola generale stabilita dall'art. 172 stesso codice, né, in difetto di contraria statuizione, influenza il metodo di calcolo del decorrere del termine previsto da detta norma. Difatti, il termine in questione non è di quelli automaticamente incidenti sullo status libertatis, dato che, nell'ipotesi in cui sia sorto conflitto sulla competenza, il termine medesimo decorre, ai sensi dell'art. 32 c.p.p., dalla comunicazione dell'estratto della sentenza ai giudici in conflitto. (In motivazione la Suprema Corte ha chiarito che, argomentando per analogia, se ne deve inferire che, qualora il conflitto non sorga, i venti giorni devono trovare il loro dies a quo nel momento di conoscenza del provvedimento emesso dal giudice dichiaratosi incompetente nel giorno di arrivo degli atti nella cancelleria del giudice ritenuto competente).
Cass. pen. n. 1217/1993
Il dettato dell'art. 172, sesto comma, c.p.p., secondo cui «il termine per fare dichiarazioni, depositare documenti e compiere altri atti in un ufficio giudiziario si considera scaduto nel momento in cui, secondo i regolamenti, l'ufficio viene chiuso al pubblico», va interpretato nel senso che la scadenza del predetto termine si verifica in coincidenza con l'orario di chiusura stabilito nei regolamenti, non già nel momento di chiusura effettiva dell'ufficio di cancelleria o segreteria. (Nella specie la Suprema Corte ha ritenuto che correttamente il giudice di merito abbia fatto richiamo all'art. 162 della L. 23 ottobre 1960, n. 1196, che legittima i provvedimenti dei singoli capi di ufficio, escludendo l'applicabilità dell'art. 15 del D.P.R. 8 maggio 1987, n. 266, che demanda alla negoziazione decentrata tra pubblica amministrazione e organizzazioni sindacali del personale la programmazione dell'orario di servizio e l'articolazione dell'orario di lavoro, poiché la suddetta negoziazione intervenuta nel distretto interessato non contiene alcuna clausola circa l'apertura al pubblico degli uffici).
Cass. pen. n. 524/1993
Il termine per il deposito della sentenza dibattimentale è comprensivo anche del giorno iniziale. La decorrenza cioè non è diversa - malgrado la dizione lievemente differente dell'art. 544 c.p.p. - dalla regola generale fissata dall'art. 172 c.p.p.
Cass. pen. n. 301/1993
Nel procedimento di riesame delle misure cautelari, con l'espressione «almeno tre giorni prima», di cui all'art. 309, comma ottavo, c.p.p., non può intendersi che i giorni che compongono il termine devono essere interi e liberi. Trattandosi di un termine stabilito a giorni in un procedimento caratterizzato da particolare celerità e dall'iniziativa della parte, rispetto alla quale la fissazione di una breve scadenza dell'udienza camerale non costituisce una sorpresa che la trovi impreparata, per esso non può trovare applicazione il principio generale sancito dall'art. 172, comma quarto, c.p.p., secondo cui nel termine non si computa il giorno di decorrenza e si computa l'ultimo giorno.
Cass. pen. n. 4047/1992
In materia di riesame di misure cautelari, la violazione della disposizione di cui all'art. 309, comma ottavo, c.p.p., per mancato rispetto del termine dilatorio di tre giorni liberi e interi (art. 172, comma quinto, c.p.p.) previsto per l'indagato, integra una nullità di ordine generale a regime intermedio, disciplinata dagli artt. 178-180 c.p.p.
Cass. pen. n. 1116/1992
In tema di riesame delle ordinanze che dispongono una misura coercitiva, il termine di tre giorni fissato dall'art. 309, ottavo comma, c.p.p., al pari di quello stabilito dall'art. 127 e dalle altre disposizioni che stabiliscono il termine finale, deve essere inteso come riferibile ad unità temporali «intere e libere», secondo quanto stabilito dall'art. 172, quinto comma, stesso codice.