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Cassazione penale Sez. IV sentenza n. 123 del 28 marzo 1994

Cassazione penale Sez. IV sentenza n. 123 del 28 marzo 1994

Testo massima n. 1

Il giudice dell’equo indennizzo per l’ingiusta detenzione ha il dovere di analizzare ed interpretare la sostanza del decisum e di adottare la conseguenziale deliberazione. [ Nella fattispecie, relativa ad assoluzione con formula piena della richiedente dal delitto di interesse privato in atto di ufficio, la Corte di cassazione ha ritenuto che, poiché la ragione dell’assoluzione era individuabile nella sopravvenuta abolizione della figura di reato contestata per effetto della L. 26 aprile 1990, n. 86, trovasse applicazione il disposto di cui all’art. 314, comma 5, c.p.p. ].

Testo massima n. 1

Il nuovo codice di procedura non contempla l’istituto dell’incidente di falso, che disciplinava l’impugnazione di un atto o di un documento del processo denunziato di falsità, né riproduce l’art. 158 del codice abrogato, che attribuiva al processo verbale il valore di atto pubblico di fede privilegiata, sicché esso costituiva attestazione incontrovertibile rispetto ai fatti che il pubblico ufficiale aveva dichiarato di aver compiuto o essere avvenuti in sua presenza, finché non fosse stato invalidato mediante lo speciale meccanismo processuale incidentale previsto dagli artt. 215/218 c.p.p. 1930. In virtù della nuova disciplina ogni questione da cui dipende la definizione del processo dev’essere risolta dal giudice, secondo lo schema normativo delle questioni pregiudiziali. Pertanto, le contestazioni circa l’attendibilità dei processi verbali e delle altre forme consimili di documentazione vanno risolte nell’ambito del processo principale, alla stregua di ogni altra questione, sia pure con i limiti di cui all’art. 2, secondo comma, c.p.p. [ Fattispecie nella quale la Suprema Corte ha statuito che non occorreva impugnare di falso il processo verbale d’udienza, poiché la verifica in ordine alla fedeltà ed alla completezza dello stesso doveva ottenersi mediante l’esplicazione dei poteri ordinatori del presidente del collegio giudicante, ai sensi dell’art. 482, secondo comma, c.p.p., applicabile anche al procedimento pretorile per effetto dell’art. 549 c.p.p. ].

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