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Articolo 293 Codice di procedura civile — Costituzione del contumace

Articolo 293 Codice di procedura civile — Costituzione del contumace

La parte che è stata dichiarata contumace può costituirsi in ogni momento del procedimento fino all’udienza di precisazione delle conclusioni.

La costituzione può avvenire mediante deposito di una comparsa, della procura e dei documenti in cancelleria o mediante comparizione all’udienza.

In ogni caso il contumace che si costituisce può disconoscere, nella prima udienza o nel termine assegnatogli dal giudice istruttore, le scritture contro di lui prodotte [ 214 c.p.c. ss. ].

L’eventuale comma dell’articolo ricompreso fra parentesi quadre è stato abrogato.

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Aggiornato al 1 gennaio 2020
Il testo riportato è reso disponibile agli utenti al solo scopo informativo. Pertanto, unico testo ufficiale e definitivo è quello pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Italiana che prevale in casi di discordanza rispetto al presente.
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Massime correlate

Cass. civ. n. 833/2007

In tema di impugnazioni, al contumace è riconosciuta la facoltà di interporre gravame avverso la sentenza (che lo abbia visto soccombente) dopo la scadenza del termine annuale dalla sua pubblicazione, a condizione che egli fornisca tanto la prova della nullità della citazione o della relativa notificazione (nonché della nullità della notificazione degli atti di cui all’art. 292 c.p.c.), quanto quella della non conoscenza del processo a causa di detta nullità. L’onere di provare il presupposto soggettivo grava sul contumace, nel senso che egli è tenuto a fornire la prova di circostanze di fatto positive, dalle quali si possa desumere il difetto di anteriore conoscenza o la presa di conoscenza del processo in una certa data e tale prova può essere data anche mediante presunzioni, senza che però possa delinearsi, come effetto della presunzione semplice di mancata conoscenza del processo, l’inversione dell’onere della prova nei confronti di chi eccepisce la decadenza dall’impugnazione).

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Cass. civ. n. 16265/2003

La parte rimasta contumace deve accettare il processo nello stato in cui si trova al momento in cui si costituisce, con tutte le preclusioni e decadenze già verificatesi; da ciò deriva l’onere per il convenuto di effettuare tutte le contestazioni relative ai fatti costitutivi del diritto vantato dall’attore nel momento della sua costituzione.

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Cass. civ. n. 1720/2001

La costituzione in giudizio dell’appellato contumace, con la conseguente facoltà di compiere tutte le attività processuali che non siano precluse in relazione allo stato in cui si trova il processo, può validamente avvenire fino all’udienza in cui la causa è rimessa al collegio, anche al giudizio di appello applicandosi il disposto dell’art. 293, comma primo, c.p.c.; ma la purgazione della contumacia che ne deriva non spiega l’effetto di rendere possibile la proposizione di un appello incidentale, dal quale la parte sia già decaduta. (Nella specie, i giudizi di merito avevano negato l’ammissibilità dell’appello incidentale che la parte, costituendosi, aveva proposto contro la decisione di primo grado, nel frattempo riformata con sentenza non definitiva; la S.C. ha rigettato sul punto il ricorso, enunciando il principio di cui innanzi).

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Cass. civ. n. 2965/1999

La parte rimasta contumace nel giudizio di primo grado può disconoscere con l’atto di appello la scrittura privata contro di lui prodotta nella precedente fase di giudizio ed utilizzata dalla sentenza impugnata ai fini della decisione.

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Cass. civ. n. 3363/1998

La costituzione del convenuto in cancelleria, qualora non avvenga con il rispetto del termine di venti giorni prima dell’udienza di comparizione, può legittimamente aver luogo in qualsiasi momento del procedimento fino a quando la causa non sia rimessa al collegio, come si desume dal combinato disposto degli artt. 166, 293 c.p.c., con conseguente preclusione alla costituzione del contumace in un momento successivo, attese le inderogabili esigenze di coordinamento tra l’attività difensiva delle parti e l’esercizio della funzione decisoria. È, pertanto, da escludersi che il giudice possa consentire al contumace una costituzione successiva all’udienza di rimessione (qualunque sia la ragione che ne abbia impedito la tempestiva costituzione, e senza che possa attribuirsi rilevanza neppure all’eventuale consenso prestato dalla controparte alla costituzione tardiva), non spiegando, all’uopo, alcuna influenza la circostanza che, nel corso dell’istruttoria, sia mancata una formale dichiarazione di contumacia (attesane la natura di mero accertamento della situazione processuale della parte non costituita o irregolarmente costituita).

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Cass. civ. n. 3269/1995

Il potere del giudice istruttore di revoca delle ordinanze, anche se discrezionalmente esercitabile, trova comunque ostacolo nel divieto di riaprire termini già esauriti, né può essere esercitato al fine di cancellare preclusioni già verificatesi. Deve, pertanto, ritenersi vietata la revoca dell’ordinanza di rimessione della causa per la discussione disposta al fine di permettere al contumace di costituirsi; né in ogni caso può essere consentita la costituzione tardiva del medesimo all’udienza di discussione, per l’inderogabile esigenza di evitare l’indefinito protrarsi delle liti e di coordinare l’attività difensiva delle parti con l’esercizio della funzione decisoria.

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Cass. civ. n. 5648/1994

La preclusione posta dall’art. 293 c.p.c., alla costituzione del contumace in un momento successivo all’udienza di rimessione della causa al collegio risponde ad inderogabili esigenze di coordinamento tra l’attività difensiva delle parti e l’esercizio della funzione decisoria, sicché neanche al giudice è conferito il potere di riaprire il contraddittorio consentendo al contumace di costituirsi dopo detta udienza, salvo che la causa ritorni per qualsiasi ragione alla fase istruttoria, essendo in tal caso ammissibile la costituzione del contumace davanti al giudice istruttore, sia pure con i poteri e le limitazioni relativi alla fase processuale in cui egli abbia deciso di attivarsi nel processo. Ne consegue che nel caso di definizione parziale della controversia, con rimessione al giudice istruttore per il prosieguo dell’attività istruttoria, il contumace che si costituisce dopo la sentenza e la contestuale ordinanza del collegio, dovendo accettare la causa nello stato in cui si trova, non può più proporre domande ed eccezioni inerenti alla situazione decisa (la cui nuova discussione attiene al successivo grado del giudizio) avendo la possibilità di rendersi parte attiva del processo limitatamente alla parte delle domande non ancora decise.

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Cass. civ. n. 9158/1992

Il contumace, essendo ammesso in ogni tempo a sollevare tutte le difese e le eccezioni di rito e di merito che la legge non limiti, quanto all’esercizio delle facoltà di proporle, alla prima udienza, può eccepire anche quando si costituisca tardivamente, purché prima di ogni altra sua difesa, l’estinzione del processo, senza che sia all’uopo necessario un provvedimento di sua rimessione in termine.

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Cass. civ. n. 8512/1991

La preclusione posta dall’art. 293 c.p.c. alla costituzione del contumace, in un momento successivo all’udienza di rimessione della causa al collegio, non viene meno per effetto del consenso della controparte alla costituzione tardiva, atteso che la norma tutela anche esigenze di speditezza del giudizio, le quali hanno carattere pubblicistico e non possono quindi essere derogate da un contrario intendimento delle parti.

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