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Cassazione penale Sez. Unite sentenza n. 3 del 31 maggio 1996

Cassazione penale Sez. Unite sentenza n. 3 del 31 maggio 1996

Testo massima n. 1

L’inutilizzabilità dei risultati delle intercettazioni di conversazioni o comunicazioni ha rilievo anche nel procedimento cautelare, poiché la sanzione processuale colpisce i risultati viziati del mezzo di ricerca della prova in quanto tali, in qualunque sede si intenda impiegarli, donde la conseguenza che, in sede di richiesta della misura cautelare il pubblico ministero ha, verso il Gip, l’obbligo di allegare i decreti autorizzativi delle intercettazioni e, nel procedimento di riesame o di appello, il giudice a quo ha lo stesso obbligo verso il tribunale e, in caso di sua inosservanza, il Gip nel primo caso e il tribunale della libertà nel secondo devono disporne l’acquisizione. Ne deriva che, in caso di riesame, il termine perentorio di cui all’art. 309, comma nono, c.p.p., decorre dalla data di arrivo di tali decreti al tribunale. [ Fattispecie relativa a procedimento di riesame di misura cautelare conclusosi prima dell’entrata in vigore dell’art. 16 della legge n. 332 del 1995 che ha trasformato in perentorio il termine ordinatorio dell’art. 309, comma quinto, c.p.p.; per essa, la S.C. ha ritenuto l’applicabilità, in forza del principio tempus regit actum, della disciplina anteriore a tale legge ].

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