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Art. 2214 — Libri obbligatori e altre scritture contabili

Art. 2214 — Libri obbligatori e altre scritture contabili

L’imprenditore che esercita un’attività commerciale [ 2195, 2205 ] deve tenere il Libro giornale [ 2215, 2216; 634 c.p.c. ] e il Libro degli inventari [ 2217 ].

Deve altresì tenere le altre scritture [ 1760, n. 3, 2312 ] che siano richieste dalla natura e dalle dimensioni dell’impresa e conservare ordinatamente per ciascun affare gli originali delle lettere, dei telegrammi e delle fatture ricevute, nonché le copie delle lettere, dei telegrammi e delle fatture spedite [ 2220, 2560, 2709, 2711 ].

Le disposizioni di questo paragrafo non si applicano ai piccoli imprenditori [ 2083, 2221 ].

L’eventuale comma dell’articolo ricompreso fra parentesi quadre è stato abrogato.

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Aggiornato al 1 gennaio 2020
Il testo riportato è reso disponibile agli utenti al solo scopo informativo. Pertanto, unico testo ufficiale e definitivo è quello pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Italiana che prevale in casi di discordanza rispetto al presente.
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Massime correlate

Cass. civ. n. 2481/1981

I libri contabili, vidimati nelle forme di legge e regolarmente tenuti, possono fornire, con le loro annotazioni, al di fuori delle ipotesi in cui fanno prova contro l’imprenditore o nei rapporti fra lui ed altri imprenditori, elementi indiziari atti a dar vita, in concorso con ulteriori elementi, ad una valida prova per presunzioni.

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Cass. civ. n. 1359/1977

L’art. 2214 c.c., che sancisce per l’imprenditore l’obbligo della regolare tenuta dei libri e delle scritture contabili nonché della corrispondenza commerciale, risponde all’esigenza di consentire i controlli di legge (ad es.: per l’ammissione alla procedura del concordato preventivo) agli organi all’uopo predisposti, ovvero agli ufficiali di polizia tributaria o agli uffici provinciali del lavoro per i fini da essi perseguiti istituzionalmente. Tale norma, pertanto, non può essere intesa come un divieto per l’imprenditore di avvalersi di altri mezzi di prova per la tutela giudiziaria dei suoi diritti, ovvero come una preclusione per il giudice di far ricorso ad altri mezzi di prova.

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