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Art. 191 — Prove illegittimamente acquisite

Art. 191 — Prove illegittimamente acquisite

1. Le prove acquisite in violazione dei divieti stabiliti dalla legge non possono essere utilizzate [ 26, 62, 63, 103, 197, 203, 234 3, 240, 254 3, 267 ].

2. L’inutilizzabilità è rilevabile anche di ufficio in ogni stato e grado del procedimento.

2-bis. Le dichiarazioni o le informazioni ottenute mediante il delitto di tortura [ 613 bis, 613 ter c.p.] non sono comunque utilizzabili, salvo che contro le persone accusate di tale delitto e al solo fine di provarne la responsabilità penale .

L’eventuale comma dell’articolo ricompreso fra parentesi quadre è stato abrogato.

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Aggiornato al 1 gennaio 2020
Il testo riportato è reso disponibile agli utenti al solo scopo informativo. Pertanto, unico testo ufficiale e definitivo è quello pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Italiana che prevale in casi di discordanza rispetto al presente.

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Massime correlate

Cass. pen. n. 9494/2018

La sanzione dell’inutilizzabilità prevista in via generale dall’art. 191 cod. proc. pen. si riferisce alle prove acquisite in violazione dei divieti stabiliti dalla legge e non a quelle la cui assunzione, pur consentita, sia avvenuta senza l’osservanza delle formalità prescritte, dovendosi applicare in tal caso la disciplina delle nullità processuali. [Fattispecie in cui è stata esclusa l’inutilizzabilità dell’esito dell’esame dell’indagato sentito inizialmente come persona informata dei fatti, nonostante fosse stato iscritto nel registro degli indagati il giorno precedente, considerata la presenza e assistenza di difensore d’ufficio e l’immediato e successivo avviso dato allo stesso della facoltà di astenersi].

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Cass. pen. n. 58001/2017

L’inutilizzabilità dei risultati delle intercettazioni, accertata nel giudizio penale di cognizione, ha effetti anche nel giudizio promosso per ottenere la riparazione per ingiusta detenzione. [In applicazione del suddetto principio, la S.C. ha annullato l’ordinanza di rigetto del giudice della riparazione che, sulla base del contenuto di una conversazione telefonica oggetto di captazione, dichiarata inutilizzabile nel giudizio di cognizione, aveva ritenuto la sussistenza di fattori di dolo o colpa grave ostativi al riconoscimento dell’indennizzo].

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Cass. pen. n. 46625/2015

La circostanza aggravante di aver provocato un incidente stradale non è configurabile rispetto al reato di rifiuto di sottoporsi all’accertamento, mediante etilometro, per la verifica dello stato di ebbrezza, stante la diversità ontologica di tale fattispecie incriminatrice rispetto a quella di guida in stato di ebbrezza.

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Cass. pen. n. 46624/2015

Al reato di rifiuto di sottoporsi all’accertamento per la verifica dello stato di ebbrezza, non si applica la previsione di cui all’art. 186, comma secondo, lett.c] cod. strada nella parte in cui dispone che la durata della sospensione della patente di guida è raddoppiata qualora il veicolo condotto dall’imputato appartenga a persona estranea al reato.

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Cass. pen. n. 15624/2015

L’inutilizzabilità degli atti erroneamente inseriti nel fascicolo del dibattimento non è automatica ma consegue alla tempestiva eccezione di parte, anche perché la legge consente l’acquisizione allo a] Ambito di applicazione della norma.stesso, su accordo delle parti, di atti ulteriori rispetto a quelli previsti dall’art. 431, comma primo, cod. proc. pen. [Fattispecie in cui la Corte ha ritenuto utilizzabile un verbale contenente un riconoscimento fotografico].

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Cass. pen. n. 15613/2015

Sono patologicamente inutilizzabili i dati relativi al traffico telefonico contenuti nei tabulati acquisiti dall’Autorità giudiziaria dopo i termini previsti dall’art. 132 d.l.vo 30 giugno 2003 n. 196, atteso il divieto di conservazione degli stessi da parte del gestore al fine di consentire l’accertamento dei reati oltre il periodo normativamente predeterminato. [Fattispecie in cui la richiesta di utilizzare i tabulati era stata formulata dalla difesa di un imputato].

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Cass. pen. n. 9664/2015

Il decorso del termine per il compimento delle indagini non può comportare l’invalidazione dell’atto di indagine compiuto dopo la scadenza, ma soltanto la inutilizzabilità – ad istanza di parte – della prova acquisita attraverso tale atto. [La Corte, nel cassare il provvedimento del giudice del riesame che aveva annullato il decreto di sequestro emesso tardivamente, ha altresì chiarito che la verifica sull’utilizzabilità è in ogni caso riservata al giudice che, sulla base delle prove acquisite in forza di detto decreto, abbia emesso un ulteriore provvedimento che la parte ritenga pregiudizievole].

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Cass. pen. n. 6439/2015

In tema di intercettazioni di comunicazioni o conversazioni, il decreto del pubblico ministero che dispone, a norma dell’art. 268, comma terzo, cod. proc. pen., il compimento delle operazioni mediante impianti diversi da quelli in dotazione presso la Procura della Repubblica, deve motivare, a pena di inutilizzabilità degli esiti delle intercettazioni, sia in ordine al requisito delle eccezionali ragioni di urgenza sia con riguardo all’insufficienza o inidoneità delle apparecchiature installate presso il suo ufficio.

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Cass. pen. n. 2890/2015

Sono utilizzabili nel processo penale, ancorché imputato sia il lavoratore subordinato, i risultati delle videoriprese effettuate con telecamere installate all’interno dei luoghi di lavoro ad opera del datore di lavoro per esercitare un controllo per tutelare il patrimonio aziendale messo a rischio da possibili comportamenti infedeli dei lavoratori, in quanto le norme dello Statuto dei lavoratori poste a presidio della loro riservatezza non proibiscono i cosiddetti controlli difensivi del patrimonio aziendale e non giustificano pertanto l’esistenza di un divieto probatorio.

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Cass. pen. n. 35681/2014

Sono inutilizzabili, in quanto acquisite in violazione della norma dell’art. 615 bis cod. pen., le prove ottenute attraverso una interferenza illecita nella vita privata. [In applicazione del principio, la Corte ha ritenuto inutilizzabile una registrazione illegittimamente effettuata da un coniuge delle conversazioni intrattenute, in ambito domestico, dall’altro coniuge con un terzo].

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Cass. pen. n. 29227/2014

Sono inutilizzabili le dichiarazioni rese dalla persona offesa, nei cui confronti penda procedimento per un reato commesso nelle stesse circostanze di tempo e di luogo ai danni dell’imputato, che sia stata sentita quale testimone senza l’osservanza delle garanzie riconosciute dagli artt. 197 bis, 210 e 64, comma terzo, lett. c], cod. proc. pen. [In motivazione, la S.C. ha precisato che la rilevata inutilizzabilità non preclude la riassunzione della stessa prova dichiarativa, con l’osservanza delle predette garanzie, dinanzi allo stesso giudice o in sede di appello].

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Cass. pen. n. 28247/2013

L’assunzione della prova testimoniale direttamente a cura del giudice, pur non essendo conforme alle regole che disciplinano la prova stessa, non dà luogo a nullità, non essendo riconducibile alle previsioni di cui all’art. 178 c.p., né ad inutilizzabilità, trattandosi di prova assunta non in violazione di divieti posti dalla legge, ma con modalità diverse da quelle prescritte.

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Cass. pen. n. 26738/2013

È sempre possibile disporre la rinnovazione di un atto probatorio inutilizzabile, purché l’inutilizzabilità non derivi dalla violazione di un divieto previsto dall’art. 191 c.p.p.. [In applicazione del principio, la Corte ha ritenuto legittimo il richiamo effettuato da un verbale di dichiarazioni rese dall’indagato in presenza di difensore in modo espresso ed inequivocabile al contenuto di un precedente verbale di dichiarazioni spontanee del medesimo soggetto alla polizia giudiziaria in assenza del difensore].

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Cass. pen. n. 22003/2013

La presenza nel fascicolo per il dibattimento di atti inutilizzabili non dà luogo a questioni di nullità o di inutilizzabilità, fino a quando il giudice ne disponga la lettura o manifesti comunque la volontà di avvalersene ai fini della decisione. [Fattispecie relativa alla presenza nel fascicolo per il dibattimento della documentazione della attività della polizia giudiziaria].

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Cass. pen. n. 2087/2012

In tema di perizia o di accertamenti tecnici irripetibili, il prelievo del DNA della persona indagata, attraverso il sequestro di oggetti contenenti residui organici alla stessa attribuibili, non é qualificabile quale atto invasivo o costrittivo, e, essendo prodromico all’effettuazione di accertamenti tecnici, non richiede l’osservanza delle garanzie difensive, che devono, invece, essere garantite nelle successive operazioni di comparazione del consulente tecnico.

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Cass. pen. n. 1183/2012

Le dichiarazioni assunte dalla persona offesa nel corso di una rogatoria internazionale non sono inutilizzabili se l’assunzione sia avvenuta alla presenza di un difensore dell’imputato e benché non risultino verbalizzate le domande di detto professionista, trattandosi di prove non nulle, in assenza di una specifica previsione di nullità, ed assunte senza alcuna violazione dei divieti di legge, ma solo con modalità diverse da quelle legalmente previste.

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Cass. pen. n. 15208/2010

In materia di assistenza giudiziaria penale, sono utilizzabili le deposizioni testimoniali rese in sede di rogatoria all’estero da soggetti che, secondo la legge italiana, avrebbero potuto avvalersi del segreto professionale ex art. 200 c.p.p..

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Cass. pen. n. 47009/2009

È illegittimo il provvedimento con cui il P.M. ordini alla direzione di una Casa circondariale l’esibizione della corrispondenza relativa a un detenuto, quando sia stato adottato in violazione della normativa penitenziaria [art. 18-ter L. n. 354 del 1975] che disciplina le forme e le garanzie contemplate per il “visto di controllo”, con la conseguente inutilizzabilità dei relativi risultati probatori, a norma dell’art. 191, comma primo, c.p.p..

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Cass. pen. n. 23868/2009

In tema di ricorso per cassazione, è onere della parte che eccepisce l’inutilizzabilità di atti processuali indicare, pena l’inammissibilità del ricorso per genericità del motivo, gli atti specificamente affetti dal vizio e chiarirne altresì la incidenza sul complessivo compendio indiziario già valutato, sì da potersene inferire la decisività in riferimento al provvedimento impugnato. [Fattispecie relativa ad atti asseritamente compiuti dopo la scadenza del termine di durata delle indagini preliminari].

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Cass. pen. n. 13920/2009

La previsione di inutilizzabilità di cui all’art. 191 c.p.p. riguarda le prove acquisite in violazione dei divieti stabiliti dalla legge e non già le prove la cui acquisizione non sia affatto prevista. [In applicazione di detto principio la Corte ha ritenuto, in fattispecie precedente all’entrata in vigore del d.l. n. 11 del 2009, convertito in legge n. 38 del 2009, utilizzabile, in sede dibattimentale, l’incidente probatorio consistito nell’esame di persona offesa di reato sessuale avente un’età non inferiore ai sedici anni].

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Cass. pen. n. 40973/2008

La sanzione dell’inutilizzabilità prevista in via generale dall’art. 191 c.p.p. si riferisce alle prove acquisite in violazione dei divieti stabiliti dalla legge e non a quelle la cui assunzione, pur consentita, sia avvenuta senza l’osservanza delle formalità prescritte, dovendosi applicare in tal caso la disciplina delle nullità processuali. [Fattispecie in cui si è ritenuta la preclusione della rilevabilità di una nullità a regime intermedio della prova testimoniale].

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Cass. pen. n. 1343/2007

L’acquisizione tardiva in dibattimento, perché successiva all’assunzione delle prove testimoniali, di una prova documentale non ne determina l’inutilizzabilità. [ Mass. redaz. ].

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Cass. pen. n. 23627/2006

È ammissibile la rinnovazione della prova dichiarata inutilizzabile dal giudice di appello, allorché l’inutilizzabilità non derivi dalla violazione di un divieto probatorio ex art. 191 c.p.p., ma dalla violazione di regole attinenti all’assunzione della prova; ne consegue che il giudice di appello ha il potere, ex art. 603, comma terzo, c.p.p., di disporre la rinnovazione dell’istruzione dibattimentale, allo scopo di assumere detta prova nel pieno rispetto del principio del contraddittorio. [Fattispecie nella quale il ricorrente aveva dedotto la illegittimità della rinnovazione delle dichiarazioni che i coimputati nel medesimo reato avevano reso a proprio carico, in assenza dell’avvertimento di cui all’art. 64, comma secondo, lett. c]. La Corte, nell’escludere che la fattispecie concreta richiedesse l’avviso e che quindi la rinnovazione dell’atto fosse necessaria, ha enunciato il principio di diritto indicato].

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Cass. pen. n. 6757/2006

L’inutilizzabilità c.d. «patologica», rilevabile, a differenza di quella c.d. «fisiologica», anche nell’ambito del giudizio abbreviato, costituisce un’ipotesi estrema e residuale, ravvisabile solo con riguardo a quegli atti la cui assunzione sia avvenuta in modo contrastante con i principi fondamentali dell’ordinamento o tale da pregiudicare in modo grave ed insuperabile il diritto di difesa dell’imputato. [Nella specie, in applicazione di tale principio, la Corte ha ritenuto che non costituisse inutilizzabilità «patologica» quella che si assumeva derivante dal fatto che non era stata ripetuta, contrariamente a quanto stabilito dall’art. 2 del D.L.vo n. 123 del 1993, l’analisi di una sostanza alimentare deteriorabile sulla base della quale era stato configurato a carico dell’imputato il reato di cui all’art. 5, lett. A, della legge n. 283 del 1962].

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Cass. pen. n. 45189/2004

Ai fini dell’utilizzabilità degli esiti di intercettazioni di conversazioni o comunicazioni in procedimento diverso da quello nel quale esse furono disposte, non occorre la produzione del relativo decreto autorizzativo, essendo sufficiente il deposito, presso l’Autorità giudiziaria competente per il «diverso» procedimento, dei verbali e delle registrazioni delle intercettazioni medesime.

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Cass. pen. n. 1276/2003

Prova vietata, ai sensi e per gli effetti di cui all’art. 191 c.p.p., può essere soltanto quella che sia proibita in quanto tale da una norma che ad essa si riferisca, esplicitamente o implicitamente, al solo scopo di proibirla.

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Cass. pen. n. 5397/2002

In tema di intercettazioni via Internet dirette a contrastare l’induzione, il favoreggiamento e lo sfruttamento della prostituzione e della pornografia minorili, l’art. 14, comma 2, della legge n. 269 del 1998, richiamando le prescrizioni di cui all’art. 15 Cost., richiede una duplice garanzia: a] che l’attività di polizia giudiziaria avvenga su richiesta dell’autorità giudiziaria; b] che tale richiesta sia motivata; disponendo, inoltre,che la mancanza di essa comporta la nullità delle indagini e dei relativi accertamenti. Ne consegue — ove le predette prescrizioni siano violate — l’inutilizzabilità, rilevabile in ogni stato e grado del procedimento, delle prove illegittimamente acquisite a norma dell’art. 191 c.p.c.

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Cass. pen. n. 34444/2001

Dalla mancata convalida del fermo non discende, stante l’assenza di una espressa previsione legislativa, l’inutilizzabilità o la nullità degli atti d’indagine compiuti dalla polizia giudiziaria in costanza di esecuzione della misura pre-cautelare. [Fattispecie in cui dopo il fermo — poi non convalidato per carenza del pericolo di fuga — veniva redatto dalla polizia giudiziaria un verbale in cui la persona offesa riconosceva i fermati quali autori del reato poco prima denunciato].

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Cass. pen. n. 33300/2001

L’ordinanza applicativa di misure cautelari personali, pur se formalmente viziata da inosservanza di norme processuali stabilite a pena di inutilizzabilità, in tanto va annullata in quanto si accerti che la fonte di prova illegittimamente indicata e utilizzata ha avuto una determinante efficacia nella formazione del convincimento del giudice del merito, nel senso che la scelta della soluzione adottata, nella struttura argomentativa della motivazione, non sarebbe stata la stessa senza l’utilizzazione di una dichiarazione non avesse incidenza decisiva sul complessivo apprezzamento circa la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza].

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Cass. pen. n. 781/2000

Nel caso di rinnovazione del dibattimento dovuta a mutamento della persona fisica del giudice, l’eventuale inutilizzabilità delle dichiarazioni acquisite nella precedente fase dibattimentale, per la cui lettura sia mancato il consenso delle parti, dev’essere eccepita con il primo atto mediante il quale si abbia la possibilità di farlo, essendo da escludere la sua rilevabilità in ogni stato e grado del procedimento, come si verifica, invece, nell’ipotesi di elementi probatori assunti in violazione di una norma di legge e pertanto affetti da un vizio intrinseco e derivante da una causa originaria. [Nella specie, in applicazione di tali principi, la S.C. ha ritenuto che tardivamente fosse stata eccepita, in sede di legittimità, l’inutilizzabilità di dichiarazioni assunte nel dibattimento di primo grado senza che alcuna doglianza sul punto fosse poi stata formulata nei motivi d’appello].

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Cass. pen. n. 8803/1999

Poiché, nel giudizio abbreviato, la specialità del rito comporta la necessaria utilizzazione di tutte le prove in relazione alla consistenza e completezza delle quali il giudice abbia ritenuto di poter decidere allo stato degli atti, è onere dell’interessato eccepire preliminarmente – e cioè prima dell’introduzione del procedimento – l’eventuale loro illegittima acquisizione, onde impedirne la presa in considerazione da parte del giudice ai fini della valutazione sulla definibilità anticipata, così accettando il rischio che, per la rilevata invalidità o inutilizzabilità di alcune di esse, il processo non possa più essere considerato definibile allo stato degli atti e la richiesta di accesso al rito speciale venga di conseguenza rigettata; ma nel caso in cui nessuna contestazione sia stata sollevata o che questa sia stata ritenuta infondata, ovvero che il giudice non abbia effettuato rilievi d’ufficio, una volta introdotto il rito e quindi delimitato con certezza e con il concorso della volontà delle parti il quadro probatorio per la decisione, non è più consentita la formulazione di eccezioni concernenti la validità degli atti e l’utilizzabilità degli elementi probatori contenuti nel fascicolo del pubblico ministero. [Fattispecie relativa ad eccezione di inutilizzabilità degli esiti di intercettazioni telefoniche formulata in appello da imputato che si era avvalso in primo grado del rito abbreviato].

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Cass. pen. n. 3460/1998

L’art. 191 c.p.p. nel prevedere l’inutilizzabilità della prova illegittimamente acquisita, si riferisce solamente al caso di prove assunte in violazione dei divieti stabiliti dalla legge, cioè di prove in sè e per sè illegittime perché vietate, e non dall’assunzione di prove previste dalla legge [quale l’esame testimoniale] senza l’osservanza delle regole formali dettate per le modalità di acquisizione. La mancata osservanza delle formalità di acquisizione delle prove può porsi, eventualmente, sul piano della nullità della prova, sempre che tale sanzione sia prevista con riferimento alla singola violazione, in base al principio di tassatività delle nullità sancito dall’art. 177 c.p.p.

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Cass. pen. n. 2607/1998

La inutilizzabilità di un atto di acquisizione probatoria, rilevabile anche di ufficio in ogni stato e grado ai sensi dell’art. 191, è sanzione conseguente al compimento di esso «in violazione dei divieti stabiliti dalla legge». Un atto è, cioè, inutilizzabile quando, nel compierlo, vengano violati specifici divieti previsti dalla legge e non quando, nel porlo in essere, non vengano rispettate determinate disposizioni di legge che lo regolano. [Ha precisato la Corte che, non solo l’assunzione di dichiarazioni testimoniali attraverso un sistema di impianto audiovisivo a circuito chiuso non è affatto vietato, ma essa è addirittura prevista dalla stessa legge, che la autorizza in presenza di determinati presupposti. L’art. 147 bis delle norme di attuazione del codice di procedura penale prevede infatti la possibilità di disporre che l’esame in dibattimento possa svolgersi mediante un collegamento audiovisivo, anche a distanza, quando si tratti di persone sottoposte a programmi o misure di protezione, ovvero nel caso di gravi difficoltà ad assicurare la comparizione delle persone che devono essere sottoposte ad esame].

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Cass. pen. n. 5021/1996

L’inosservanza delle formalità prescritte dalla legge ai fini della legittima acquisizione della prova nel processo non è, di per sé, sufficiente a rendere quest’ultima inutilizzabile, per effetto di quanto disposto dal primo comma dell’art. 191 c.p.p. Ed invero, quest’ultima norma, se ha previsto l’inutilizzabilità come sanzione di carattere generale, applicabile alle prove acquisite in violazione ai divieti probatori, non ha, per questo, eliminato lo strumento della nullità, in quanto le categorie della nullità e dell’inutilizzabilità, pur operando nell’area della patologia della prova, restano distinte e autonome, siccome correlate a diversi presupposti, la prima attenendo sempre e soltanto all’inosservanza di alcune formalità di assunzione della prova – vizio che non pone il procedimento formativo o acquisitivo completamente al di fuori del parametro normativo di riferimento, ma questo non rispetta in alcuni dei suoi peculiari presupposti – la seconda presupponendo, invece, la presenza di una prova «vietata» per la sua intrinseca illegittimità oggettiva, ovvero per effetto del procedimento acquisitivo, la cui manifesta illegittimità lo pone certamente al di fuori del sistema processuale. [Fattispecie relativa a perquisizione illegittima e a successivo sequestro di cose pertinenti al reato, ritenuto dalla S.C. atto dovuto].

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Cass. pen. n. 486/1994

Qualora nel giudizio di primo grado, anteriormente alla sentenza della Corte costituzionale n. 255 del 1992 e alle modifiche apportate all’art. 500 c.p.p. dalla L. 7 agosto 1992, n. 356, siano state acquisite nel fascicolo per il dibattimento dichiarazioni di un teste non rese al P.M. o alla polizia giudiziaria nel corso di una perquisizione ovvero sul luogo e nell’immediatezza del fatto, tali dichiarazioni, non essendo acquisibili, non erano utilizzabili ma, una volta caduto il divieto di utilizzabilità dell’atto in conseguenza della sentenza n. 255 del 1992 e della L. n. 356 del 1992 sopra citata, lo diventano sicché correttamente sono utilizzate dal giudice di secondo grado, non trattandosi di prova assunta in violazione di divieti stabiliti dalla legge. L’art. 191 c.p.p. collega, infatti, la sanzione di inutilizzabilità assoluta degli atti esclusivamente alle prove acquisite in violazione dei divieti stabiliti dalla legge con riferimento, quanto alle dichiarazioni orali, ai casi nei quali il legislatore ha espressamente vietato l’assunzione di esse nelle specifiche situazioni di cui agli artt. 62, 63, 195, terzo comma, 197, 203, c.p.p.

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Cass. pen. n. 14/1994

In tema di reati ministeriali, la violazione del divieto, per il procuratore della Repubblica, ai sensi dell’art. 6, comma secondo, della legge costituzionale 16 gennaio 1989 n. 1, di compiere indagini prima della trasmissione delle proprie richieste, con i relativi atti, al collegio di cui all’art. 7 della citata legge costituzionale non comporta l’inutilizzabilità, ai sensi dell’art. 191 c.p.p., in sede cautelare, degli elementi acquisiti; e ciò in forza della espressa deroga al principio della inutilizzabilità delle prove illegittimamente acquisite prevista dall’art. 26 c.p.p. per il caso in cui tale illegittimità derivi dall’inosservanza delle norme sulla competenza per materia [assimilabile a quella per funzione] e le prove siano ripetibili ed utilizzate soltanto nella fase precedente il giudizio.

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